Capitanio Eynard Palermo

La catalogazione di musica, documenti sonori e libretti nell’evoluzione di SBN da Indice 1 a Indice 2: il recupero della Base dati Musica
Corso: Bergamo, 22-24 settembre 2004 e 6-8 ottobre 2004

 

Fabrizio Capitanio, Marcello Eynard, Paola Palermo
Il censimento dei fondi e degli archivi di interesse musicale a Bergamo: alcune considerazioni

 

 

Questo nostro breve intervento si propone da un lato di presentare alcuni casi problematici di archivi di interesse musicale presenti a Bergamo, in relazione agli enti e alle istituzioni che li conservano e li gestiscono (magari con le proprie biblioteche storiche), dall’altro di illustrare la linea adottata per censirli, evidenziando dubbi e perplessità da confrontare con altre realtà ed esperienze in questo campo.

 

 

Sono stati esaminati i quattro istituti che da almeno due secoli conservano con continuità fondi e archivi musicali in città: l’Opera Pia Misericordia Maggiore, l’Istituto Musicale ‘Donizetti’, il Teatro Donizetti e la Civica Biblioteca ‘Angelo Mai’. Nel caso degli archivi storici dei due istituti non specificamente musicali, l’Opera Pia Misericordia Maggiore e la Civica Biblioteca ‘Angelo Mai’, si descrive lo stato di conservazione e l’accessibilità in relazione sia alla gestione degli istituti specificamente musicali – la Cappella della basilica di S. Maria Maggiore, le Lezioni caritatevoli di musica, il Museo Donizettiano, riscontrando una frequente commistione di competenze fra ente sovraordinato e ente subordinato – sia all’acquisizione a vario titolo (dono, acquisto, deposito, proprietà) di fondi e archivi di interesse musicale.

 

Per quanto riguarda la Civica Biblioteca ‘Angelo Mai’ e l’Istituto Musicale ‘Donizetti’, si evidenziano i principali momenti innovativi di gestione delle rispettive biblioteche: momenti in cui si è manifestata una particolare sensibilità per l’identificazione di fondi e di archivi musicali, in relazione alla loro collocazione più o meno integra e alle importanti ricadute sulla produzione e valorizzazione degli strumenti di corredo, quali inventari e cataloghi specifici.

Dal punto di vista dei criteri generali utilizzati, il censimento degli archivi di interesse musicale a Bergamo include anche gli archivi di musicisti o di collezionisti in cui si conserva solo materiale bibliografico, e che costituiscono quindi veri e propri fondi librari. Per questi sono state individuate alcune serie specifiche: musica scritta (sottoserie: manoscritti autografi, apografi, musica a stampa), monografie, riviste, documenti sonori (sottoserie: dischi in vinile, audiocassette, CD audio, …). Altre serie sono utilizzate per censire il materiale documentario in senso stretto: certificazioni, lettere, manoscritti non musicali, fotografie, cimeli ed altro.

In presenza di solo materiale bibliografico ci si è posti il problema di individuare un criterio discriminante per distinguere gli archivi di musicisti dalle semplici donazioni, fissando in venti il numero minimo di pezzi (unità catalografiche) necessario a costituire un archivio di musicista da ricomprendere nel censimento. Si tratta, è vero, di un parametro arbitrario e di tipo squisitamente quantitativo, che può tuttavia individuare un insieme significativo dei gusti e degli interessi di un musicista o di un collezionista, o un insieme indicativo del rapporto tra l’ultimo possessore e l’istituto che, nel ricevere e prendere in carico l’archivio, se ne assume la responsabilità di gestione. In caso di documenti particolarmente significativi, il numero di pezzi costituendi un archivio può essere però anche inferiore ai venti stabiliti. Le acquisizioni sporadiche o minori sono comunque citate nella scheda descrittiva dell’istituto che le possiede.

Quanto poi al software da utilizzare per il censimento, si propongono alcune brevi riflessioni al fine di stimolare un dibattito a livello nazionale, in attesa che si riapra la prospettiva del progetto internazionale IRMA. Il programma Sesamo, frutto di decenni di esperienza dei nostri colleghi archivisti e adottato ufficialmente dalla Regione Lombardia, può essere utilizzato a nostro avviso per un’inventariazione particolareggiata degli archivi, che giunga alla singola unità documentaria. Infatti Sesamo si struttura con numerosi campi obbligatori, necessari sì per descrivere il soggetto produttore e i soggetti che conservano l’archivio, ma che risultano francamente ridondanti ai fini di un semplice censimento quando si passa a descrivere la struttura del complesso archivistico (serie, sottoserie, unità archivistiche), includendo soggetti, note, link, bibliografia anche dal punto di vista delle fonti normative.

Il programma Nautilus si muove sulla falsariga di Sesamo, in una versione semplificata comunque pensata per gli archivi di enti, prevedendo delle categorie di materiali – ‘pergamene’, ‘filze’, ‘volumi e registri’, ‘mappe, disegni e fotografie’ – che non sono particolarmente confacenti agli archivi di musicisti qui presi in considerazione. Il software proposto del progetto internazionale IRMA è, invece, adeguato nella sostanza ad un censimento sommario di archivi di interesse musicale ed è pensato proprio per questi ultimi: rispetto a Sesamo e Nautilus la semplificazione dei campi da compilare è notevole.

Dovendo pensare ad un data-base nazionale per il censimento degli archivi di musicisti, ed in attesa che il progetto IRMA riprenda vigore, sembra comunque opportuno partire da IRMA per definire una articolazione delle principali tipologie di materiale documentario o bibliografico da utilizzare nel censimento. Si suggerisce quindi di ampliare quella che in IRMA è l’area denominata “Ambiti e contenuto” (area III.1) utilizzando il campo previsto per un semplice abstract descrittivo dell’archivio, inserendo una descrizione articolata in diverse tipologie – quali ‘musica scritta’, ‘audiovisivi’, ‘monografie’, ‘periodici’, ‘lettere’, ‘iconografia’, ‘cimeli’ – che possano costituire delle sezioni standard di riferimento. L’uso delle suddivisioni, con le loro eventuali sottosezioni, consentirebbe l’esecuzione di ricerche mirate per estrapolare, ad esempio, i soli fondi di musica o le sole fonoteche, o ancora i soli carteggi della seconda metà del ‘700 piuttosto che gli archivi fotografici della prima metà del ‘900.

Pur essendo funzionale ad un censimento generale e condiviso degli archivi di interesse musicale, l’adozione dei una terminologia controllata non vincolerà affatto l’archivista nella collocazione fisica del materiale, che resta soggetta a molte altre variabili, quali la consistenza dei vari tipi di materiali, la presenza di ordinamenti precostituiti o di strumenti di corredo già elaborati, lo stato di conservazione od altro. Da qui l’opportunità o meno di creare serie e sottoserie anche diverse da quelle prospettate nel censimento, ma vincolanti quanto all’assegnazione delle segnature archivistiche. Una terminologia controllata non sarà vincolante neppure all’utilizzo del software scelto per produrre in seguito gli inventari analitici di ciascun archivio – che potrà essere SesamoNautilus o altro – in quanto basterà agire nel rispetto degli standard internazionali ISAD e ISAAR. Si è qui di fatto meno vincolati rispetto al materiale bibliografico, la cui trattazione avviene oggi in catalogazione partecipata, utilizzando un unico software condiviso a livello locale.

Non avendo la pretesa di suggerire come articolare la raccolta dei dati, intendiamo semplicemente suggerire alcuni elementi di discussione utili al gruppo di lavoro che si occupa di questo argomento all’interno della IAML-Italia. Ad esemplificazione del nostro lavoro, si propone una breve descrizione degli archivi Daniele Maffeis, Piatti-Lochis e Bernardino Zanetti.

 

Civica Biblioteca Angelo Mai. Archivio Daniele Maffeis. L’archivio dell’organista e compositore bergamasco Daniele Maffeis (Gazzaniga (BG), 1. agosto 1901 – 10 febbraio 1966) è stato depositato presso la Civica Biblioteca ‘Angelo Mai’ nel mese di ottobre 2001 per iniziativa dell’Associazione ‘Daniele Maffeis’. Un primo nucleo del fondo, creato dallo stesso compositore, proviene per la maggior parte dalla sua biblioteca musicale privata, ricca di musiche manoscritte e di edizioni a stampa sue e di altri musicisti. Un secondo nucleo è stato costituito, dopo la morte del compositore, dai parenti e dall’Associazione nata in suo onore alla fine degli anni ’90. L’archivio Maffeis si compone oggi quindi di un fondo prettamente musicale, affiancato dai più diversi tipi di materiali. Il riordino e la catalogazione del fondo sono tuttora in corso, anche perché il deposito si arricchisce continuamente di importanti tasselli, ritrovati frequentemente dai discendenti del musicista, che spesso affiancano i bibliotecari nel capire, descrivere e ricostruire al meglio l’ampia documentazione relativa alla vita privata del loro illustre antenato. Data la consistenza e la varietà di materiale di cui si compone l’archivio il primo problema da risolvere è stato quello di suddividere le diverse tipologie del materiale, creando delle sezioni e delle sottosezioni. L’unico strumento attualmente disponibile di corredo all’archivio è un inventario provvisorio, elaborato in Microsoft Access, che ha consentito di ordinare il materiale prima di assegnare le segnature definitive. Per altro questo strumento si è dimostrato efficace anche per l’utente, in quanto consente di effettuare ricerche individuando immediatamente le notizie di interesse.

 

Civica Biblioteca ‘Angelo Mai’, Fondo Piatti-Lochis. Il fondo Piatti-Lochis è conosciuto e apprezzato da musicisti e ricercatori di tutto il mondo ormai da molto tempo, in ragione della presenza di rare edizioni cinque-settecentesche e di composizioni autografe di autori quali Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig. Van Beethoven, Robert Schumann, Felix Mendelssohn-Bartholdy. Formato da oltre 1.400 volumi e manoscritti un tempo costituenti la biblioteca personale del violoncellista Alfredo Piatti (Bergamo, 1822 – 1901), prima della sua donazione il fondo è stato integrato dai volumi della figlia del musicista, contessa Piatti Lochis. Il prezioso lascito entrò quindi nel 1916 nella biblioteca dell’Istituto Musicale di Bergamo, ma fu reso totalmente disponibile solo nel settembre 1930, quando terminò il lavoro di catalogazione, come testimonia sui registri topografici una nota autografa dell’allora bibliotecario prof. Guido Zavadini. Nel maggio 1998 il fondo è stato depositato presso la Biblioteca Civica ‘Angelo Mai’, ove tuttora è conservato.

Il fondo Piatti-Lochis evidenzia tre peculiarità di Alfredo Piatti: il compositore, il collezionista e il ‘campanilista’. Il compositore è rappresentato dalla raccolta, pressoché intera, di autografi e di edizioni originali delle composizioni di Alfredo Piatti. Notevole è anche la presenza di composizioni e trattati dedicati al violoncello da altri compositori, anche poco noti o addirittura sconosciuti.

Il Piatti collezionista, dotto e raffinato, ha lasciato una ricca testimonianza del suo gusto, conservando anche curiosità e rarità editoriali, acquistate presso antiquari e librai londinesi durante i 50 anni di attività trascorsi a Londra come violoncellista. Tra le edizioni più significative si ricordano:

  • Pierluigi da Palestrina, Missarum. Liber secundus, Roma, Valerii et Aloysii Doricorum, 1567 (Piatti-Lochis 8965);
 
  • Philip De Monte, Primo libro de’ madrigali a 3 voci, Venezia, Angelo Gardano, 1582 (Piatti-Lochis 8603);
 
  • Girolamo Frescobaldi, Primo libro di Capricci, Roma, Luca Antonio Soldi, 1624 (Piatti-Lochis 8654);
 
  • Girolamo Frescobaldi, Toccate d’intavolatura di cimbalo et organo, Roma, Nicolò Borbone, 1637 (Piatti-Lochis 8655),
 
  • Georg Friedrich Haendel, Opere di Haendel in edizione originale Walsh (8719-8751: raccolta presumibilmente completa);
 
  • Arcangelo Corelli, prime edizioni a stampa italiane e inglesi (Piatti-Lochis 8580 e successivi). 

Per Piatti ‘campanilista’ si intende sottolineare il forte legame che il compositore conservò con la terra d’origine e il grande interesse che ebbe per i musicisti bergamaschi o comunque operanti a Bergamo. Sono così presenti nel fondo opere di musicisti bergamaschi, od operanti a Bergamo in edizione a stampa o in manoscritto. Tra le edizioni a stampa si segnalano i Quartetti op. 1 di Antonio Capuzzi, (Piatti-Lochis 8549). Tra le opere manoscritte: Girolamo Forini, Agnus Dei (Piatti-Lochis 8646), Francesco Salari, Ave maris stella del 1771 (Piatti-Lochis 9253). Di Giovanni Simone Mayr si conservano diversi manoscritti, autografi e in copia, oltre a numerose edizioni a stampa.

Nel mese di maggio 2004 la Fondazione Opera Pia Misericordia Maggiore ha acquistato un nuovo archivio correlato alla figura e all’opera di Alfredo Piatti, che sarà depositato presso la Biblioteca Civica ‘Angelo Mai’, per essere catalogato, separato dal precedente, come “Fondo Piatti-Arnal”.

 

Fondo Bernardino Zanetti. Il fondo, composto di circa da 506 pezzi ed intestato al suo donatore Bernardino Zanetti, è caratterizzato da una presenza di musica strumentale sinfonica e da camera assai maggiore rispetto alla pur presente musica operistica: un caso piuttosto raro nell’Italia dell’Ottocento e soprattutto in ragione della formazione ricevuta dal donatore.

Bernardino Zanetti (Bergamo, 1825 – dopo il 1905) tra il 1835 e il 1843 fu allievo delle Lezioni caritatevoli di musica di Simone Mayr, nella classe di canto e pianoforte. Primo soprano nella cappella di S. Maria Maggiore, diventò nella maturità un valido insegnante di pianoforte e un buon compositore di musica sacra. Pur essendo molto più giovane, strinse amicizia con Gaetano Donizetti, dal quale ebbe aiuto e consigli per l’esercizio della sua professione.

Il fondo Zanetti, entrato nella biblioteca dell’Istituto Musicale prima del 1903, comprende manoscritti coevi e/o prime edizioni a stampa di musiche di compositori dimenticati del Settecento e dell’Ottocento come Antoine André, Angelo Benincori, Ignazio Pasini, Gaetano Corticelli, Anton Eberl, Ernesto Eichner, Giovanni Battista Ferrari, Emmanuel Forster, Joseph Gelinek, Josepha Auernhammer, Adolf Jansen, Pietro Rode e molti altri ancora. E’ presente anche una Sonata per pianoforte autografa di Zanetti, unica testimonianza della sua attività di compositore. Non manca pure un presunto autografo donizettiano, un Ballo in sei atti di attribuzione alquanto incerta, oltre a musica di altri autori bergamaschi – nativi o acquisiti – come Girolamo Forini, Antonio Gonzales, Antonio Dolci e Simone Mayr.

Tra le edizioni antiche o rare di musica a stampa presenti si segnalano diverse pubblicazioni edite in paesi di lingua tedesca, in Italia e in Francia:

  • Amburgo: Gunther & Bohme;
  • Berlino: Simrock, Werckmeister;
  • Francoforte: André-Offenbach
  • Lipsia: Breitkopf, Kühnel
  • Monaco: Mac Falter, Stab. Musicale
  • Vienna: Artaria, Bureau d’Art et d’Industrie, Cappi, Eder, Haslinger, Leidesdorf, Mechetti, Mollo, Stamperia Chimica, Steiner, Weigl
  • Bologna: Litografia Cipriani
  • Milano: Canti, Bertuzzi, Ricordi, Lucca, Scotti
  • Venezia: Calcografia Giacomo Zamboni, Antonio Zatta, Catterino Aglietti
  • Parigi: Carli, Pleyel, Erard, Gaveaux, Le Duc.

Bernardino Zanetti ebbe inoltre la fortuna di conservare per molti anni nella propria casa la biblioteca privata di Simone Mayr, la stessa che, grazie alla donazione del 1874 effettuata dai discendenti del musicista bavarese, costituisce il fondo Mayr della Biblioteca Civica di Bergamo. Non possiamo quindi escludere che qualche volume, appartenuto un tempo alla biblioteca di Simone Mayr, sia poi passato in quella del più giovane musicista Zanetti. La circostanza che fondi musicali oggi diversi possano avere la medesima origine, può essere considerata una ragione in più per cercare di concentrare tali fondi in una sola, o al limite in poche, istituzioni cittadine.

 


© IAML Italia – 2004
ultimo aggiornamento: 22 ottobre 2004

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